All’ultimo Festival di Sanremo il pubblico in sala non c’era, ma senza dubbio l’unica che avrebbe meritato una standing ovation è stata l’inaffondabile Ornella Vanoni. Che nelle pagelle del giorno dopo si è aggiudicata un convinto “10” da parte di tutti i critici e commenti di questo tenore: «Esibizione da pelle d’oca». Oppure: «Elegante, imprevedibile, talentuosa. Una signora della musica, una grande interprete».
E ancora: «È stata un gigante Ornella Vanoni. Impeccabile nel suo abito nero, prima se la prende con Fiorello perché canta, ma soprattutto ci fa ascoltare la sua voce. Unica, magnifica».
Dall’alto delle sue 86 primavere (è nata il 22 settembre del 1934 sotto il segno della Vergine) ha incantato con un medley di alcuni dei suoi successi (Una ragione di più, La musica è finita, Mi sono innamorato di te, Domani è un altro giorno) ma anche nel duetto con Francesco Gabbani per Un sorriso dentro al pianto.
Sulle scene dal 1956, la cantante milanese ha pubblicato oltre 112 lavori tra album, Ep e raccolte e si è guadagnata sul campo un posto d’onore tra le grandi interpreti della musica italiana.
E pensare che Ornella Vanoni da giovane sognava di fare l’estetista.
Anche se era figlia di un industriale farmaceutico e dopo aver studiato dalle Orsoline e frequentato prestigiosi collegi in Svizzera, Francia e Inghilterra, nel 1953 si era iscritta all’Accademia d’arte del Piccolo Teatro di Giorgio Strehler. «Fu un’amica di mia madre a lanciare l’idea: “Hai una bella voce, perché non fai l’attrice?”. Mi presero. Dopo un anno divenni la compagna di Strehler, era il 1955. E fu scandalo. Avevo vent’anni, lui era sposato, non c’era il divorzio e, per di più, viveva da solo, era di sinistra».
Al grande Strehler seguirà una lunga sfilza di amori più o meno celebri, dal cantante Gino Paoli all’impresario Lucio Ardenzi
«Non sapevo cosa fare di me. Mi ero lasciata con Strehler che era sposato, amavo Paoli che era sposato, incontro Ardenzi, mi sposo. Quel matrimonio fu un errore. Io volevo ancora bene a Gino e lui mi ha sconsigliato sino all’ultimo, minacciando persino di venire alla cerimonia a cantare Senza fine. Il matrimonio non sta in piedi e quando nel 1962 nasce Cristiano, io e Ardenzi siamo già separati, ero ancora innamorata di Paoli. Il giorno delle nozze non mi sarei dovuta presentare, avrei dovuto dire la verità, sarebbe stato più leale», ammetterà.
Quella di Ornella Vanoni è stata una vita amorosa costellata da tante e tali delusioni da farle fare questa rivelazione pochi anni fa, intervistata da Catherine Spaak per il settimanale Grazia: «Ormai vivo da sola da dieci anni e sola resterò. Gli uomini mi hanno sempre usata per i miei soldi.
Io ho sbagliato perché a sessant’anni avevo ancora una possibilità. Ma ho fatto un grande errore.
La mia ultima storia mi ha ferita profondamente, pensavo davvero che sarebbe durata per il resto della vita. Quando al mio compagno è venuto un infarto e l’ho portato in ospedale, la sua famiglia con l’ex moglie si è stretta attorno a lui e poi è sparito. Mai più visto né sentito. Avevo fatto ricamare le sue iniziali, la lettera “M”, perfino sulla biancheria di casa. Ho regalato tutto a mio nipote che si chiama Matteo».
Di certo Ornella non si è arresa alla sorte e alla depressione, ha lasciato Milano ed è andata ad abitare a Venezia in un favoloso appartamento alle Zattere, qualche mese fa ha perfino sconfitto il Covid e ha candidamente confessato che: «A 80 anni, il sesso non ti riempie il cuore e a convivere ti viene l’orticaria. Ho i miei vizi, voglio vedere Netflix fino all’alba».
Ma c’è un ultimo motivo che ce la fa amare incondizionatamente. Una battuta raccolta in una recentissima intervista:
«Ci sono voluti tanti anni per diventare giovane, non mi prendo più sul serio. Voglio morire ridendo, allegra».
Chapeau Ornella.