MOLLY BROWN
Image default
Immaginati

L’ANCELLA: l’incubo necessario

Nel 1985, appena un anno dopo il distopico futuro immaginato da Orwell nel suo romanzo 1984, la scrittrice americana Margaret Atwood ci proietta in un ipotetico  futuro ancora più lontano ed ancora più distopico con il suo romanzo Il racconto dell’ancella.

Se nel romanzo di Orwell l’autore aveva immaginato e previsto una tirannica realtà deformata che controlla l’individuo con un telescreen (cosa non così lontana  da ciò che viviamo oggi),  la realtà di un futuro non ben specificato che la Atwood immagina è ancor più minacciosa ed inquietante e  preannuncia una spersonalizzazione dell’individuo che, come Winston Smith, è vittima del sistema.

Questa volta però sono principalmente le donne a lasciarci le penne.

La protagonista femminile verrà dapprincipio rapita, e poi si troverà a vivere improvvisamente in una nuova comunità, lontana dalla sua famiglia. Verrà chiamata prima Difred, poi con altri nomi, perdendo a poco a poco del tutto la sua identità. Insieme a lei, si scoprirà che tutte e altre donne sono state ugualmente rapite e si trovano all’improvviso anche loro a vivere in questo luogo non ben definito nell’America del Nord, dalle parti di Boston. L’azione si svolge in un territorio in cui non nascono più bambini, a causa dell’inquinamento radioattivo e chimico che ha reso le donne sterili. Tutti sembrano appartenere a una misteriosa setta pseudoreligiosa e quando si incontrano si esprimono con slogan come: “Sia Benedetto il frutto “, seguito da “Possa il Signore schiudere”.

Fanatismo  religioso e una dittatura teocratica apparentemente molto lontani dalla realtà in cui viviamo.

Il mondo che la Atwood ci racconta è dominato da un sistema di controllo con uomini armati in città che seguono i movimenti di ogni cittadino. Coloro che si oppongono vengono eliminati o esiliati nelle colonie, ma le principali vittime sono le donne  che sono soggiogate e diventano ”ancelle”.

Le donne giovani e fertili, che prima vivevano una vita normale, vengono infatti prima private del loro lavoro e del loro vissuto personale, poi rapite con la forza e la violenza, spesso mutilate e costrette ad essere usate solo per il loro utero. Dovranno partorire dopo essere state fecondate da un “comandante”, un uomo potente, ai vertici del sistema della setta di appartenenza che di solito ha una moglie sterile.

Il rapporto sessuale imposto allo scopo di procreare si fa “cerimonia”.

La moglie del “comandante”, seduta al centro del letto matrimoniale, tiene immobili le spalle dell’ancella tra le sue gambe, simulando l’atto sessuale, mentre il marito la feconda. Nato il bambino se ne impossesserà.

Ogni “cerimonia” viene preceduta dalla citazione biblica che si riferisce alla richiesta di Rachele che il marito “entri nella sua serva”, per darle quel figlio che lei non riesce a concepire.

In questa società il ruolo delle donne è definito dai colori dei loro vestiti.

“Le ancelle sono vestite con un costume rosso particolare, con un copricapo paraocchi bianco a sancire il loro isolamento dal mondo circostante; vestito azzurro per le Mogli; verde per le Marte, cioè le serve; marrone per le Zie, le insegnanti che sono sia custodi che aguzzine; grigio per le Nondonne, le donne anziane, infertili o non più fertili, destinate alla morte in poco tempo, perché confinate in un lavoro a contatto con i residui tossici.”

Nel clima di terrore imposto dai capi della setta, i dissidenti vengono sottoposti ad atroci condanne fino alla pubblica impiccagione che si svolge con riti collettivi che vengono definiti di “rigenerazione”.

Il “Comandante” dice a un certo punto all’ancella con cui tenta di avere un dialogo: “Volevamo solo rendere il mondo migliore.” E aggiunge un’angosciante confessione: “migliore non significa per tutti, significa peggiore per qualcuno…”.

Peggiore per le donne, ridotte a solo utero per fecondare in un mondo di sterilità non solo fisica, ma mentale, interiore.

Orwell pensava che in un lontano 1984 il mondo potesse essere dominato da uno scenario basato su una dittatura minacciosa ed incredibile, oggi la Atwood pensa allo stesso modo ad una realtà distopica e surreale che potrebbe cambiare all’improvviso le nostre vite e ci ricorda che i fanatismi sono sempre dietro l’angolo. Come il rischio di trovarci a vivere in un mondo sempre più assurdo e feroce.

L’unica cosa che possiamo augurarci è che questo best seller, che ha venduto milioni di copie, e ha avuto una notevole versione nell’omonima serie-tv, non si trasformi un giorno in un format d’intrattenimento come il Grande Fratello di orwelliana memoria.

 

 

 

 

 

 

Related posts

ARTHUR MILLER quello sguardo dal ponte

Patrizia Ripa

MOWGLI Il selvaggio dentro di noi

Silvia Andreoli

LO HOBBIT il piccolo uomo di cui abbiamo bisogno

Carlo Alberto Brioschi