“La mancanza di compassione è volgare quanto l’eccesso di lacrime.”
Tra le decine e decine di frasi a effetto pronunciate da Lady Violet, tirannica vedova di Lord Grantham e, per diritto di nascita, Signora del borgo che si è sviluppato nel corso dei secoli sulle terre del nobile casato, questa sintetizza meglio di tutte come essere dalla parte della ragione. Sempre. Peccato che Lady Violet non esista davvero e che possiamo incontrarla solo nella pluripremiata fiction Downton Abbey.
La virtù degli antichi romani che si rivela nella capacità di mantenere sempre la giusta distanza dagli eccessi, il pragmatismo anglosassone che consente di trovare sempre il punto di equilibrio tra i costi e i benefici, l’alto lignaggio che si manifesta nell’imperio con cui si zittisce qualsiasi forma di volgarità laddove eleganza, bellezza, intelligenza e sensibilità non riuscissero nell’intento di raddrizzare le deviazioni dalle condivise regole di convivenza civile…
Questa è la grande vedova che entra ed esce dalla meravigliosa dimora che un tempo fu sua e poi alla morte del marito, passa di diritto al di lei figlio, erede di titolo e terre.
Siamo agli inizi di un nuovo secolo, il ventesimo, nella campagna inglese dello Yorkshire, il Titanic è appena affondato e la contessa madre ha ceduto il posto alla nuora con molta più naturalezza di quanto potremmo fare noi comuni, se dovessimo cedere un posto a sedere sul tram. Così vuole la consuetudine.
Una volta insediatosi l’erede al comando dell’immensa tenuta di famiglia, lei va a vivere nella casa vedovile, con solo una cameriera personale, una cuoca e un bizzarro maggiordomo che asseconda e redarguisce alla bisogna.
Eppure, rimane onnipresente nella vita di figlio, nuora, nipoti e servitù.
Il suo sguardo si posa su ogni dettaglio: persino la sistemazione dei fiori realizzata – o meglio, perpetrata – dalla nuora, non a caso americana. Intollerabile, la composizione (la nuora andava accettata perché la sua dote avrebbe salvato le terre), più adatta a “una comunione in Italia meridionale” che a una nobile magione inglese… Ed eccola allora che armata del nécessaire trasforma l’incriminata composizione in un bouquet perfettamente allineato alle circostanze e all’understatement british.
E noi con lei. Noi, che per ruolo e assenza di titoli dovremmo solidarizzare con la dolce (fin troppo) nuora dagli occhioni candidi, ci scopriamo sue alleate e intercettato il suo sguardo, cominciamo a trovare davvero eccessiva e volgare per Downton Abbey quella composizione “terrona”.
Lady Violet ha ragione.
Sempre.
Su tutto e su tutti. E di tutti.
Perché lei è la tradizione che si sporca le mani con l’esperienza, lo humor inglese che prima che ridere fa gelare il sangue nelle vene perché svela la pochezza del suo destinatario, è l’arroganza -fondata- di una cultura che non ha mai conosciuto il totalitarismo perché ha sempre saputo cambiare al momento opportuno. Come lei, l’animale di questa blasonata famiglia che meglio e prima di tutti si adatta al cambiamento, direbbe il suo coetaneo Charles Darwin.
E sopravvive, più e meglio degli altri.
Lady Violet produce uno strano effetto: desideri essere come lei, nonostante il bastone che le occorre per deambulare, nonostante le rughe che le solcano il viso, nonostante i cappellini e i pizzetti da vecchia zia inglese. Anzi… più che essere come lei, inizi a vagheggiare un mondo in cui si sia guidati da lei. Da un despota in gonnella, da un tiranno ricoperto di pizzi e ruches.
Perché per la prima volta, tutti i meccanismi di ribellione che si attivano in presenza di chi detiene l’autorità e decide unilateralmente della tua vita – dai contenuti che il precettore è autorizzato a insegnare alla sistemazione dell’arredamento, fiori inclusi – sono neutralizzati dalla sua straordinaria capacità di provare compassione senza versare lacrime.
Man mano che gli episodi di Downton Abbey diventano una droga alla quale non sai rinunciare, ti scopri a pensare che una donna così vorresti averla come suocera, madre, sorella, datore di lavoro. E perché no, come consigliere spirituale, matrimoniale, patrimoniale.
Insomma, senza accorgertene, tu che hai sempre odiato i passatisti, vagheggi un mondo fatto buone maniere e di buon senso, totalmente privo di meschinità, piccineria, debolezza caratteriale, penuria di risorse intellettive.
Un mondo in cui è giusto rivolgersi a questa donna chiamandola sempre Lady Violet perché
è naturale che il più intelligente, il più elegante, il più pragmatico, il più scaltro e il più equo sia anche il più potente.
E quando, nella naturale evoluzione della trama, a sei stagioni di distanza dal primo incontro con questo essere straordinario, assistiamo per la prima volta a una lotta di potere che la vedrà in netta minoranza, l’iniziale sbigottimento cede immediatamente il passo all’ammirazione perché ci vuole classe anche per uscire di scena.
La contagiosa eleganza di Downton Abbey ci permette però di non avere un atteggiamento di lagnoso rimpianto. Una serie che nel Regno Unito ha raggiunto picchi di 10 milioni di spettatori a episodio e rastrellato riconoscimenti dalla critica internazionale, non introduce il cambiamento con patetici espedienti narrativi.
Lady Violet non muore.
L’ultima stagione si conclude con una contessa madre più pimpante che mai. Talmente pimpante da capire perfettamente che non può fermare il cambiamento. Guidarlo verso la direzione giusta sì, però. Solo allora lei potrà uscire di scena e non dovrà più combattere per avere la meglio su pacchiane composizioni floreali, meschini interessi personali, volgarità di ogni sorta e dolori causati da guerre, rivoluzioni e dai quei sentimenti che tanto spaventano i nobili inglesi ma ai quali nessuno – e lei per prima- può sottrarsi.
Nel frattempo, ha vissuto come solo chi ha uso di mondo può vivere: intensamente.
Ha partecipato a nozze reali, ha accettato che, per uno stranissimo capriccio del destino, un cugino di terzo grado diventasse l’erede di suo figlio; ha saputo combinare matrimoni proficui per il suo casato, ha patito i rigori imposti dalla Grande Guerra, ha riorganizzato mansioni di individui subalterni e ruoli dei suoi pari, ed è sempre, sempre, riuscita a contenere i danni degli scandali che hanno colpito o lambito la sua famiglia, ha intercettato complotti, e neutralizzato personaggi squallidi, malintenzionati o semplicemente goffi.
E nel fare questo bel po’ di cose, ha elargito perle di saggezza, perfidia, eleganza, intelligenza, arguzia da tenere a portata di mano e why not, imparare a memoria e usare all’occorrenza.
Non essere disfattista, mia cara. Fa molto ceto medio.
Sei una donna con un cervello e con una ragionevole abilità: smettila di lagnare e trovati qualcosa da fare.
La volgarità non può essere un sostituto dell’arguzia.
Non mostrare mai alcun segno di disapprovazione.
Per me è facile ammettere di essere nel torto, perché non mi sbaglio mai.
I princìpi sono come le preghiere; nobili, senza dubbio, ma imbarazzanti durante un ricevimento.
Se fossimo sempre moralmente ineccepibili, che ne sarebbe dei preti?
Che meraviglia il giardinaggio… il terreno che si infila sotto le unghie, il calore del sole sulla nuca, l’orgoglio di far crescere qualcosa. Almeno, così mi dicono i giardinieri.
Conosco svariate coppie perfettamente felici. Non si parlano da anni.
Io penso davvero che il focolare domestico sia il posto ideale per una donna, ma non ci vedo nulla di male se si diverte un po’ prima di arrivarci.
Tutti arrivano all’altare nascondendo metà della storia.
A volte bisogna fare in modo che il colpo arrivi un po’ alla volta.
L’unico poeta di alto lignaggio che io conosca è Lord Byron e immagino che tutti sappiamo che fine ha fatto.
Noi aristocratici di campagna dobbiamo fare di tutto per evitare di essere provinciali. Fai in modo che il tuo soggiorno a Londra ti levighi ancora un po’.
Solo perché sei vedova non è detto che devi cenare con il vassoio in grembo.
Nessun ospite dovrebbe essere accolto senza una data di partenza già stabilita.
Robert, che cos’è il week-end?
Mai confondere un desiderio per una certezza.
Il dolore rende incredibilmente stanchi.
Mi chiedo come riusciate a sopportare il peso dell’aureola, dev’essere come avere una tiara sul capo tutto il giorno.
Una donna della mia età può affrontare la realtà meglio di tanti uomini.
Sono una donna, Mary, e posso avere tutte le contraddizioni che voglio.
Mia cara, siamo alleate. Che ti assicuro è un legame di gran lunga più efficace.
Robert è un uomo. Gli uomini non hanno diritti.