Sarebbe potuta andare per un certo verso ed è andata per un altro. Che cosa? La vita di ognuno di noi.
Un esempio a caso? Elizabeth the First.
Suo padre, Henry VIII, fece decapitare la sua madre, Anne Boleyn. Lei passò la giovinezza schivando minacce di ogni tipo, dai palpeggiamenti di un parente dell’ennesima matrigna a veri e propri agguati per far fuori quella che il Papa chiamava The Bastard. Per i cattolici era infatti qualcosa che si avvicinava pericolosamente all’Anticristo.
Da giovinetta, la considerarono come un corpo estraneo ma non la temevano più di tanto perché il suo babbo aveva inseminato di qua e di là diverse donne, un paio le aveva condannate a morte e comunque una di queste gli aveva dato u figghiu masculo. Oops… questa volgare espressione dialettale non è certo mai stata in uso a corte, ma tutto sommato non ci sta poi così malaccio. Perché Enrico VIII, quando si trattava di eredi, non sembrava pensare e parlare in modo diverso dai virili terroni nostrani. Solo che pensava e parlava in inglese.
Il destino si è proprio divertito con la dinastia Tudor.
Dunque, il primo fu Henry VII, incoronato re dopo al battaglia di Bosworth Fields del 1485: finalmente fecero fuori quel cattivone di uno York. Era il re Richard III tanto per intenderci, uno che Shakespeare ha immortalato come il malvagio per antonomasia, lui che aveva dato un barlume di umanità persino a Macbeth.
Henry sposò Elizabeth of York: la guerra delle Due Rose tra Lancaster e York finisce in camera da letto con un matrimonio dinastico che dà avvio al casato Tudor. Questa camera da letto produce anche il successore, Henry VIII.
È tutto vero: Enrico VIII era spendaccione, sciupafemmine, crudele, violento e pure un maleducato maschilista.
Però… voglio vedere chi, se uno da Roma gl’impone di sposare una racchia solo perché è principessa d’Aragona – quindi ultracattolica – ed è rimasta vedova di vostro fratello Arturo. Perché le cose andarono proprio così: Arturo sposò una cattolica spagnola per volere del Papato ma morì prima di diventare re. E così la vedova fu imposta al secondogenito: Enrico.
Il destino già prende una strana piega quando fa morire un primogenito dressato a essere allineato al volere del Papato e precipita sul trono un secondogenito scavezzacollo che non ne vuole sapere di una donna fânée e – diciamocela tutta – un po’ bigotta. Se poi questa donna produce solo un’erede femmina, un maschilista fatto e finito dirà: “Eh no. E vedi? Questo matrimonio non deve essere stato benedetto dai Cieli se mi mandano una femmina”. Di lì a chiedere l’annullamento della Sacra Rota, il passo è brevissimo.
Il Papa non concesse il divorzio a Enrico VIII.
E lui se lo prese con le unghie e con i denti. E visto che si trovava, mise a ferro e a fuoco gli innumerevoli monasteri che si stavano annettendo un po’ troppa terra dell’amata Albione, fece scappare il clero cattolico a gambe levate, rispedì in Spagna la moglie incapace di dargli un maschio e passò alla storia per aver realizzato lo scisma dell’Inghilterra dalla Chiesa di Roma. Et voilà, l’Anglicanesimo è servito.
La seconda signora Tudor fu Anna Bolena.
Anche lei produsse una femmina. Elisabetta.
La terza fu Jane Seymour e l’onore di produrre u figghiu masculo toccò a lei: Edoardo.
(Per la cronaca, ci furono altre tre mogli, trascurabili solo ai fini della nostra storia.)
Alla morte di Enrico VIII, Edoardo divenne re a soli dieci anni ma morì giovane. Giovanissimo.
Chi l’avrebbe mai detto che il destino si sarebbe divertito a prendere ancora un’altra piega?
Enrico VIII aveva sì indicato con l’Act of Succession, la linea di successione: Edoardo, la cattolica Maria, e dopo di lei la sorellastra Elisabetta, ma figurati se Elizabeth the Bastard sarebbe mai potuta diventare regina?
Eppure, la cattolica Maria – detta anche Bloody Mary per la crudeltà con la quale perseguitò gli anglicani nel tentativo di restaurare il cattolicesimo e vendicare la sua mamma – morì anche lei prematuramente e pure senza figli.
Nel 1558, finalmente in Inghilterra si compì l’ultimo scherzo del destino: la bastarda ascese al trono.
Il suo regno – lungo e glorioso (lei morì nel 1603) – è chiamato The Golden Age: l’economia fiorì, Shakespeare scrisse alcune tra le pagine più belle della letteratura universale e l’invincibile Armada spagnola “affondò” sotto i colpi di cannone inglesi, sbatacchiata dalle impietose tempeste di quei mari perigliosi.
Lei, Elizabeth, è l’inaffondabile per eccellenza.